Articolo estratto da L'Informazione di Parma del 10 giugno
METRO IL REFERENDUM NON SI PUO' FARE
Nella sentenza si legge che non è materia di competenza locale, nata da un'intesa tra Berlusconi, Lunardi ed Errani Il giudice: opera decisa a Roma, i parmigiani non possono fermarla
Se ne sente già lo sferragliare e nessuno potrà fermarla. La metropolitana, senza se e senza ma, inizierà il suo viaggio, perchè il referendum promosso da Stop Metro è stato giudicato ieri inammissibile. Una brusca frenata degli entusiasmi di chi aveva sognato di poter "impedire lo scempio della metro", come ripetevano in centinaia di volantini e incontri i promotori del cartello.
Per il giudice ordinario che ha bocciato la richiesta, un referendum abrogativo della metropolitana leggera non può essere accettato, perché l'opera non riguarda soltanto la comunità locale, ovvero i parmigiani che dovranno dribblare gli scavi, essere assordati dai martelli pneumatici e pagare i costi dell'infrastruttura. No, la metro è materia, come recitano le 14 pagine di sentenza, "non di esclusiva competenza locale, essendo inclusa nel primo programma delle opere strategiche di preminente interesse nazionale".
La decisione di scavare, insomma,è stata presa a Roma,e non possono essere i parmigiani a decidere sulla bontà della questione. Il 19 dicembre del 2003 il presidente del consiglio dei ministri, all'epoca Silvio Berlusconi,il ministro delle Infrastrutture, all'epoca Pietro Lunardi, con il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, avevano sottoscritto una convenzione per le infrastrutture strategiche.
E in quell'incontro, recita la sentenza, "si dà atto che, a seguito della decisione dell'Unione europea di collocare a Parma la sede dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, le parti convengono di cooperare per definire un programma di interventi di riqualificazione delle infrastrutture di servizio e di accesso all'area urbana di Parma".
Ovvero la tesi di Elvio Ubaldi, che da sindaco è stato il principale artefice della metropolitana, e poi da presidente della commissione affari istituzionali ha bocciato la prima proposta di referendum abrogativo.E oggi, visibilmente soddisfatto, spiega: "E'stata accolta la nostra tesi principale, che da sola ha superato tutte le altre:l'opera è di interesse nazionale e non può essere oggetto di referendum comunale.Noi abbiamo sottolineato, anche,come questa richiesta non avesse significato perché presentata quando l'iter per la realizzazione dell'opera era già in stato avanzato e,dunque,uno stop avrebbe determinato un danno alla Pubblica amministrazione".
A questa seconda affermazione però, il cartello Stop Metro obiettava che i costi dell'opera (realizzata da Pizzarotti e Coop Sette) sono tanto alti (318 milioni di euro) che l'indebitamento si estinguerà solo nel 2036. Meglio buttare qualcosa ora, che tenere una catena alla caviglia per trent'anni.
E l'avvocato Arrigo Allegri, che ha sempre promosso l'idea che la città dovesse decidere della fattibilità della metro ,chiosa amarissimo: "Non ho ancora letto la sentenza. Ricordo però una scorrettezza molto grave: Ercole Incalza rivestiva da un lato il ruolo di consigliere del ministro Lunardi e dall'altro era diventato amministratore di Metro Parma ben 23 giorni prima dell'adozione del provvedimento Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica. Mi chiede della bocciatura del referendum? Beh, direi che tutto è possibile".
di: Paola Brianti - L'Informazione 10 giugno 2008