Martedì 29 settembre 2009
Ma la Metro si fa o non si fa?
Aggiornamento della situazione
In questi giorni l'argomento metropolitana sta diventando terreno di scontro politico anche all'interno della maggioranza in consiglio comunale, Ubaldi richiama all'ordine l'ex delfino Vignali, che pare stia facendo marcia indietro sul progetto della Tube parmigiana. Addirittura ParmaDaily, quotidiano online molto vicino al Comune (per usare un eufemismo) cita un sondaggio in cui pare che il 66% dei parmigiani ritenga non necessaria la nuova infrastruttura interrata. Un sondaggio non si sa da chi commissionato, ma probabilmente dal Comune stesso che cerca appigli per poter fare retromarcia. Un sondaggio che diventa importante adesso, mentre fummo trattati con sufficienza quando chiedemmo il referendum, quando denunciammo i costi spropositati e la perfetta inutilità per la collettività di un'opera che avrebbe solo arricchito Coopsette e Pizzarotti.
Vi ricordate quando la Metro era l'elemento indispensabile per lanciare Parma nel futuro? Vi ricordate quando chi la contestava era un “nemico del progresso”? Eppure erano critiche basate su dati, corroborate da studiosi di caratura internazionale come Marco Ponti.
Ma com'è possibile che un'opera spacciata dai nostri amministratori come indispensabile, diventi adesso qualcosa di superfluo?
Succede così quando la progettazione della città è fondata sugli interessi delle lobbies di costruttori e palazzinari e non sulle esigenze reali della comunità. Adesso che si stanno consumando scontri feroci all'interno del blocco politico e sociale che sostiene il Comune, la Metropolitana di Parma si fa vedere per quello che è sempre stato, un grosso regalo a imprese amiche della maggioranza, un'amicizia che forse oggi si è incrinata ed ecco il pasticcio con il ministro e l'ex-sindaco che appoggiano i costruttori mentre il Comune fa marcia indietro.
E' necessario far notare che in questa situazione ridicola hanno precise responsabilità politiche i protagonisti principali della giunta comunale (ma non solo) e che con la Metro per noi si mette in discussione una prassi di gestione della cosa pubblica che si riduce a una distribuzione di favori e clientele volte al mantenimento di un assetto di potere, senza alcun giovamento per i lavoratori, per gli abitanti della città.
Che più della metà dei cittadini ritenga inutile il Metro è merito anche del fatto che il Movimento StopMetro e il Comitato promotore del referendum abbiano cercato con i pochi mezzi a loro disposizione di fare informazione su questa nuova infrastruttura, persone comuni che si sono impegnate affinché il denaro pubblico non fosse regalato a un pugno di speculatori. Questo sondaggio è la dimostrazione che il referendum non fu fatto per paura, perché forse qualcuno aveva il sentore che le cose sarebbero potute mettersi male. Ma alla fine il risultato della nostra battaglia è stato ugualmente soddisfacente, una lezione importante per il futuro e un avviso per i furbetti della città: speculatori e costruttori, questo è il segnale che non ci siete più soltanto voi a decidere per il futuro della città.