Articolo pubblicato su PolisQuotidiano del 30 dicembre 2008
GRANDI OPERE Lettera a Tremonti e Matteoli: "Questo metrò non s'ha da fare"
Chiesta la verifi ca delle carte anche alle Procure della Corte dei Conti a Bologna e Roma. Allegri: "La crisi economica è il motivo in più per abbandonare quest'opera spropositata"
Il comitato Stopmetro e il gruppo di cittadini che aveva promosso il referendum contro la metropolitana di Parma hanno scritto ai ministri del Tesoro e delle Infrastrutture per chiedere di fermare il piano per la contestata opera. Una lettera contenente una serie di rilievi di carattere economico e sull'opportunità di non scavare gallerie è stata mandata anche alle Procure della Corte dei Conti di Bologna e di Roma. Un ultimo assalto al progetto più rischioso e meno condiviso prima che sia troppo tardi per fermarlo. Da qualche tempo non se ne parla più, ma quello della metropolitana, seppur con estrema lentezza, è un programma che avanza.
Esistono montagne di disegni e calcoli: il progetto defi nitivo dell'opera, tenuto con riserbo fra pochi addetti ai lavori. Questa fase preparatoria è conclusa e sta per avviarsi la progettazione esecutiva, l'ultimo gradino prima dell'accensione di ruspe e talpe, promesse dall'Amministrazione comunale già per il 2006 ma fi nora latitanti. I fi rmatari del referendum contro tutto questo - mai svoltosi perché per il Consiglio comunale la richiesta era illegittima - e le associazioni raccolte dal cartello Stopmetro vorrebbero che al ritardo seguisse una defi nitiva rinuncia alla metropolitana. I problemi presentati ai ministri Tremonti e Matteoli sono tanti, quasi come le stazioni del metrò.
Prima fermata: chi paga l'infrastruttura? La spesa di costruzione prevista è di 306 milioni di euro, ma gli esempi di altre città mostrano che la stima è notevolmente scarsa. A Brescia una linea poco più lunga ma con meno fermate è costata oltre 850 milioni di euro, a Torino una più corta 680 milioni.
Seconda fermata: chi paga le spese di gestione? Le valutazioni sui possibili passeggeri del metrò parmigiano si riducono sempre più; quando il Cipe ha approvato il progetto si parlava di 24 milioni di viaggiatori all'anno, negli scorsi mesi il vicesindaco Paolo Buzzi ha ammesso che il numero è stato ridotto a 7,2, già ottimista vista che questi sono tutti gli utenti dei bus urbani sulla direttiva Nord-Sud, comprese le strade non coperte dalla linea su binari, ma allora gli equilibri di bilancio saltano. Anche qui gli esempi aiutano a capire: sempre a Torino, città ben più grande e attrattiva di Parma, la metropolitana incassa sei milioni all'anno, ma le spese sono di 104 milioni annui.
Terza fermata: il progetto non è confacente ai bisogni di mobilità della città, perché unisce la stazione al Campus quando la gran parte degli utenti di mezzi pubblici si sposta sulla via Emilia; del resto il piano della mobilità è venuto dopo il progetto.
Quarta fermata: un simile metrò non servirà a ridurre l'inquinamento; la stima uffi ciale è un calo del 2,7% delle auto, e potrebbe essere anche meno se andrà come altrove, come a Brescia, dove è stato dell'1%.
Tutto questo e tanto altro c'è nell'esposto inviato al Governo. "Continuiamo a chiederci - afferma Andrea Bui di Stopmetro - il perché del progetto. L'Amministrazione, espressione di imprenditori e possidenti terrieri, ha ascoltato le istanze di gruppi di potere, non dei parmigiani". "La crisi economica cui andiamo incontro - aggiunge Arrigo Allegri, portavoce dei referendari - impone di tagliare il superfl uo e l'inutile e a Parma non c'è nulla di più superfl uo e inutile di un metrò, fonte perenne di debiti"