Giovedì 8 maggio
SOLDI PUBBLICI SPESI MALE E A PAGARE SARANNO I CITTADINI
La conferma di quanto sosteniamo arriva anche dalla parole del prof. Ponti, ospite alla presentazione del video "Indagine su un metrò al di sopra di ogni sospetto".
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Non è un problema solo parmigiano, ma rimane comunque un grosso problema. L'utilizzo dei fondi pubblici in Italia, specialmente in riferimento alle grandi opere, rimane uno degli aspetti più contraddittori del nostro paese e della nostra città. E la futura metropolitana di Parma non fa certo eccezione.
Questo, in sintesi, il concetto più importante espresso dal prof. Marco Ponti durante la presentazione del video "StopMetro - Indagine su un metrò al di sopra di ogni sospetto", avvenuta mercoledì 7 maggio in un'Auditorium Toscani stracolmo di gente.
Con ironia ("voglio precisare: non sono di sinistra come chi mi ha invitato, sono un liberal, ho imparato alla banca mondiale come si usano i fondi pubblici, da quando sono rientrato in Italia devo ancora riprendermi" il saluto inziale di Ponti ndr) e passione, efficacia e chiarezza, sia il video quanto il docente del Politecnico di Milano hanno ribadito quanto stiamo ripetendo da mesi: la metropolitana di Parma costerà troppo per i benefici, scarsi, che porterà alla città. E poco importa una fetta del finanziamento arriverà da Roma, perchè tutto il resto del debito peserà sui parmigiani, da buona parte costi di realizzazione ai futuri oneri di gestione, senza contare l'impatto ambientale e la durata dei cantieri.
Molto meglio, dice Ponti, una soluzione di superficie, che risulterebbe meno costosa, meno impattante e soprattutto più flessibile, in modo da essere adattabile agli eventuali cambiamenti del contesto urbano. Le metropolitane "leggere", molto in voga negli anni '80, sono ormai una tecnologia superata che ha dimostrato di essere perdente.
Dopo aver parlato della metropolitana di Parma, il dibattito ha spaziato sul piano nazionale e, a parziale consolazione dei parmigiani, abbiamo scoperto che, come qui da noi ha vinto l'impresa locale Pizzarotti, anche a Firenze e Torino hanno vinto l'appalto milionario imprese ben radicate sul territorio. Da qui lo spunto per constatare che troppo spesso in Italia l'utilizzo dei fondi pubblici è legato a logiche clientelari piuttosto che a logiche funzionali.
Ma cosa possiamo fare come cittadini per impedire la realizzazione di quest'opera e, soprattutto, protestare è utile?, chiede un giovane dal pubblico. Ponti, che non ama la protesta urlata, dice che è giusto e doveroso informare e informarsi, soprattutto, come in questo caso, ma anche nel caso della Val di Susa e di Messina per il ponte, quando la protesta è legittimata da dati oggettivi che dimostrano che il rapporto tra costi e benefici è decisamente sbilanciato a favore dei primi.
Allo stesso tempo, purtroppo, difficilmente queste grandi opere, per quanto spesso fallimentari, riescono ad essere bloccate. Per fortuna, le nostre speranze non sono però del tutto infondate. Il ricorso che abbiamo presentato potrebbe darci una possibilità da non mancare: il referendum.
Per vincerlo, occorreranno l'aiuto e la partecipazione di tutti.