Articolo estratto da PolisQuotidiano.it del 24 maggio 2008
IL DIBATTITO Metropolitana di Parma: un destino già segnato
Confronto all'università. Molti i dubbi sull'utilità dell'opera. Buzzi: "E' solo il primo tratto". Iotti: "Attenzione ai conti"
Parma sembra inevitabilmente destinata a munirsi della metropolitana. Perchè con i "se" e con i "ma" non si fa la storia. Nonostante i costi del progetto siano sottostimati, nonostante ci siano soluzioni alternative, nonostante altre mille infinite ipotesi: il metrò si farà. I dubbi sull'underground cittadina rimangono tutti, ma dal 2009 i cantieri partiranno. Le perplessità ci sono. Sono state esposte anche ieri sera all'incontro dal titolo, quanto mai emblematico, "Parma domani, Scelte a confronto". Sottotitolo, alquanto lungimirante: Metropolitana e mobilità sostenibile.
La tavola rotonda, organizzata dal circolo il Borgo nell'universitaria aula dei Filosofi, ha fatto il pienone delle grandi occasioni, tanti gli ospiti, numeroso il pubblico, qualche fischio e pure un po' di baccano finale. Chiamato all'ultimo minuto a coprire il forfait del sindaco Pietro Vignali, il suo vice Paolo Buzzi è stato particolarmente chiaro: " questo è solo il primo tratto di metrò, è la prima parte di un progetto più ampio. Da qualcosa bisogna pur partire ". Così ha risposto, il numero due ducale, a chi gli faceva presente che il tratto di tube , appaltato recentemente a Pizzarotti, Coopsette e Ccc, dal casello autostradale al Campus, comunque non risolve i problemi del traffico.
La mobilità, ha spiegato Paolo Scarpa, moderatore della serata, è soprattutto in entrata e in uscita dalla città. Solo il 20% del traffico riguarda un attraversamento interno, che, tra l'altro, è concentrato sul tratto est- ovest, lungo la via Emilia e strade radiali: da via Sidoli a via Spezia, da via Zarotto a via Traversetolo. Ma niente da fare, per ora, ha detto Buzzi, " si inizia così e in futuro si vedrà ". Per adesso, quindi, pochi calcoli, bisogna agire e assumersi dei rischi, perchè ha avvertito, Maurizio Ghillani, amministratore delegato di MetroParma " se si pensa in grande, si prendono rischi alti ". Si riferiva, soprattutto ai costi dell'opera, forse un po' bassi, l'amministratore della società a partecipazione comunale. Dal pubblico partono i primi rumori, " i rischi hanno detto non si prendono con i nostri soldi ".
Carlo Scarpa, docente di economia industriale, ha fatto presente che in linea di massima sulle stima dei costi di produzione si sballa di circa il 50%, ergo per Parma si passerebbe dai circa 300 milioni ai 600 milioni di euro, tanto per intenderci circa 1200 miliardi delle ormai vecchissime lire. Ad aumentare i costi, oltre agli immancabili inconvenienti, per Scarpa c'è anche l'inflazione. " Se si pensa che quando è partito il progetto , - ormai 5 anni fa, ndr - l'inflazione era al 2-2,5 per cento ora è sul 4-4,5, i preventivi su grandi cifre aumentano significativamete ".
Parola di economista. Staremo a vedere. Massimo Iotti, consigliere del Pd in Comune sulle spese ha detto che " chi ci governa non può sbagliare, perchè se i conti non tornano, l'amministrazione perderebbe ogni credibilità ". Qualcuno dal pubblico ha riso, nessuno se ne è accorto e si va avanti. Fabio Faccini, ambientalista, ex presidente di Legambiente, ha svolto, invece una riflessione più generale, sulla città che vuole espandersi oltre i propri limiti e sulla metro, che, a suo giudizio, non è la risposta più adeguata per rispondere alle esigenze di Parma. Andrea Bui, portavoce di Stop metro, il cartello di forze che si oppone alla tube made Ubaldi, ha svolto un breve intervento nel finale. " Se si fa un'analisi costi benefici, la metro non è il sistema migliore per risolvere la questione. Qual è il sistema migliore per risolvere questo problema? " Domanda retorica alla quale così Bui ha risposto: " Noi, alcune soluzioni le abbiamo ventilate, ci voleva solo più confronto ". Dopo circa tre ore si è chiuso il dibattito.
E poi, confronto a parte, qualcuno ha già deciso per tutti. Oramai i giochi sono fatti. L'unica soluzione possibile per chi ancora pensa che una linea sotterranea non sia la soluzione di tutti i mali di Parma potrebbe essere il referendum. Ma sull'ammissibilità o meno della consultazione popolare la parola spetta però al giudice. Martedi 27 la prima comparizione delle parti nelle aule giudiziarie.